Il cannibalismo sociale.
Nella fina di un freddo mese di maggio, domandoci se la
scienza per la sua ragione debba essere chiusa in botti, l’analisi semplice
pare la comunicazione più efficace semplice non vuol dire ignorante.
La questione Pandemia conta i milioni di morti, la falce ha fatto
il suo rumore, ora nell’incertezza di prossime sciabolate i leader si impegnano
a riformulare giochi perenni senza il guardarsi.
Pur che noi umani siamo unici la stessa natura ci divide, la
fame ci lambisce occultando l’istinto cannibale insuperato che in nuove forme
nutre, non solo la carne ma i derivati di essa incluso quello che si vende
quale astratto.
L’attuale vede la cospicua ma pur limitata massa d’investimenti
economici curativi formulare il reset globale in disegni emergenti e del
ripetere gli stessi errori del passato.
Da qui, salvo nel progress il subentrare di nuovi dolori,
per l’umanità verranno tracciate le strade del futuro prossimo.
Le previsioni che s’intuiscono per il momento; le "risorse", constatano la
volontà di riprende il passato e proiettarlo nel futuro. Si invoca estrapolando un nuovo
medioevo rinascimentale, estrapolandone la parte apparentemente positiva per generalizzarla,
dimenticandone gli errori, orrori che possiamo vedere ma non parlare, quel cannibalismo
sociale nascosto nel ripertersi.
Lo spetro delle allucinazioni comuni all’imposta ignoranza di allora
si ripropongono nell’oggi nelle simmetrie motivazionali.
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