Milano si sta mobilitando per poter ospitarla, un affare di milioni di euro che fanno appetito a tutti.
Siamo milanesi sin dal 1764 così la mostra memoria e, ben certo vorremmo che l'agenzia venisse ad arricchire le casse di questa città che ne ha veramente bisogno.

La logica è che dovremmo ragionare nell'interesse generale dell'Europa, pertanto è meglio Milano o Amsterdam?
Nella ragione dobbiamo confrontare le due strutture architettoniche:
- Milano già pronta e progettata ad uno scopo, ora adattata.
- Amsterdam in divenire, flessibile adattabile alla contingenza del momento in divenire.
Ben sappiamo quale è la valenza della influenza architettonica ambientale su coloro che abiteranno, che frequenteranno, che ci lavoreranno.
La questione della destinazione progettuale architettonica ad un determinato indirizzo è vecchia come la storia del mondo e rappresenta un fattore culturale che nel silenzio generale ha e da sempre a condizionato e condiziona.
Ci troviamo davanti a scelte di alta strategia sociale, nel quale il quello in divenire.
La scelta conservatrice di Milano, che presenta un modello architettonico già strutturato da tempo per scopi e motivi inerenti alla strategia architettonica del momento,
o
la scelta in divenire di Amsterdam, dove l'architettura si potrà adattare alla evoluzione stessa della agenzia?
L'Europa si trova richiamata ad una scelta strategica e tecnologica di carattere conservatore o di carattere progressista.
Una scelta sociale e politica ma anche economica a livello globale.
I farmaci hanno una rilevanza assoluta, a noi spettatori non resta che vedere cosa si deciderà e comprendere la strada che l'Europa sta tracciando.
Forse la buona ragione potrebbe suggerire far suggerire una partecipazione condivisa alla progettazione, un concerto architettonico capace.
sAPERE aUDE.
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