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Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -

dal 1764 voce illuminista a Milano.
sinossi viva

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8 giugno 2013

Chissà mai cosa faranno le agenzie dei servizi segreti forse sono organizzate per spiare chissà quale novità! resta il fatto che se non hai nulla da nascondere non hai nulla da temere. solo che siamo nel 2013 e la tecnologia è quella digitale.

 
 
"Dati di sorveglianza con implicazioni per il mondo 

Il regista intelligence americana e la Casa Bianca hanno infine confermato quello che gli addetti sanno da tempo: L'amministrazione Obama sta spiando il mondo intero. I politici in Germania(*) chiedono risposte." (*)" e non solo"
L'attualità delle notizie di stampa, attualmente la comunicazione di valenza superiore secondo la quale aziende Internet hanno aderito a un programma segreto del governo degli Stati Uniti chiamato PRISM per dare alla National Security Agency accesso diretto ai vari server.  Non avevamo sentito parlare di un programma chiamato PRISM fino a ieri ne tantomeno della Verizon per il corso di milioni di record di chiamate degli utenti. Ora "saggi e sapienti" manipolatori promotori di una pedante burocrazia della comunicazione ci inondano con fantastiche informazioni che solo i diretti interessati ovvero i server possono raccontarci.

Il fatto riguarda un diritto specifico e alquanto dimenticato o interpretato secondo il bisogno del signorotto di turno, si tratta del diritto di sussidiarietà di cui da tempo imprechiamo e ci siamo occupati ampiamente, trovando consensi, opportunismo e posizioni contrarie. Semplice quanto lo sono gli schemi elementari di analisi.

Ci troviamo davanti ad un quesito unico: quando serve trasparenza e quanto no. Quali diritti e doveri deve avere chi domanda trasparenza e quali siano i diritti di reciprocità tra l’alto e il basso.

La questione in sintesi è elementare; il controllo è del controllore il quale dovrebbe essere controllato, questo in modo trasparente. Sorge pertanto il problema della "Ragion di Stato" che vede ovviamente interessi personali travestiti  di sicurezza e soprattutto dal cosi detto interesse "Pubblico" che è realmente quello  privato. Da qui, questioni definite Strategiche per la Nazione, vedi in Italia Taranto e tante altre. "Situazioni", che risultano per chi non è motivato da interessi personali, obsolete poiché l’unico interesse pubblico è e deve essere l’interesse globale dell’intera umanità.
Dimenticando l'interesse globale il risultato è l’ aira rovinata, l’acqua inquinata, lo scioglimento dei ghiacci, il taglio delle poche piante che ci restano. Questo in tutto il mondo con la forza di poteri esaltati e nazionalisti, che si ritengono autorizzati, in nome del diritto di sussidiarietà,  a rovinaci completamente, scordando quanto già da tempo la scienza sta’ dicendo e avvisando di non fare.
Una corsa per il benessere di pochi sponsorizzati dal l’oscurantismo e che rappresenta la possibile la scomparsa del genere umano. Situazione coscientemente governata con l’arroganza di voler governare nel tirare avanti per mantenere i propri privilegi o per stupidità,  e far pagare alla povera gente  il costo del loro benessere sino alla conclusione, ben sapendo che siamo alla fine.
Ormai è da tempo che stiamo andando verso la distruzione questo è evidente, ma il potere di destra non ha voglia di rinunciare a nulla nella logica del tanto peggio tanto meglio aiutato dal limite che hanno avuto le varie necessarie religioni, ormai confuse nell’economia di destra e nel nazionalismo.
Necessita un nuovo modo di pensare affinché il diritto di sussidiarietà venga analizzato e interpretato e attuato nell’interesse comune di tutta l’umanità e mai più applicato per interessi personali.




PRISM all'italiana.


In ITALIA: mentre l'attenzione si è concentrata tutta sulla vicenda transoceanica, Fulvio Sarzana - uno dei massimi esperti italiani di tematiche legate ai diritti fondamentali e rete Internet - si chiede che cosa sta accadendo invece nel nostro Paese. "L'Italia fa anche peggio", scrive e cita un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, a firma Monti, che è già stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e che era sino ad oggi passato quasi inosservato.

Osserva Sarzana: "il decreto (Direttiva recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale, 24 gennaio 2013, n.d.r.), controfirmato da mezzo Governo, tra cui anche il ministro della Giustizia, definisce <<l’architettura istituzionale deputata alla tutela della sicurezza nazionale relativamente alle infrastrutture critiche materiali e immateriali, con particolare riguardo alla protezione cibernetica e alla sicurezza informatica nazionali, indicando a tal fine i compiti affidati a ciascuna componente ed i meccanismi e le procedure
 da seguire ai fini della riduzione della vulnerabilità, della prevenzione dei rischi, della risposta tempestiva alle aggressioni e del ripristino immediato della funzionalità dei sistemi in caso di crisi>>".

La normativa  introduce anche un principio inedito nel nostro ordinamento. L’art. 11 del decreto obbliga infatti gli operatori di telecomunicazioni, gli internet service provider, ma anche - ad esempio - chi gestisce aeroporti, dighe, servizi energetici, trasporti, a permettere ai servizi di sicurezza l'accesso alle proprie banche dati per finalità non meglio specificate "di sicurezza".

Sul suo blog l'avvocata Sarzana spiega che nella pratica gli operatori privati ma anche le concessionarie pubbliche devono aprire le porte agli interventi dei servizi di sicurezza consentendo la consultazione di database che contengono nominativi di cittadini italiani ed informazioni a questi correlate al di fuori di un intervento della Magistratura.



L'avvocato cassazionista conclude che il "PRISM all'italiana" è già una realtà: le attività di monitoraggio possono in sostanza avvenire per via amministrativa, senza quindi l'intervento di un giudice e senza il controllo dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali.

A proposito delle notizie provenienti dagli Stati Uniti, Antonello Soro - Presidente dell'Autorità garante per la privacy - aveva dichiarato: "preoccupa (...) il fatto che tra i soggetti intercettati possano esservi anche cittadini europei, ai quali le discipline interne garantirebbero un livello di tutela ben più elevato. La difesa della democrazia passa sempre attraverso il consolidamento delle libertà e non deve essere affidata alle scorciatoie di una sorveglianza generalizzata della vita dei cittadini".
 

fonte: il Softwere.
Con Prism finisce l’età dell’innocenza di internet


di Alessio Di Domizio - giovedì 4 luglio 2013

Reti decentralizzate per sopravvivere ad attacchi nucleari, comunicazioni peer to peer come opposte alla concentrazione dei vecchi e cattivi media broadcast. L’ipertesto come opposto al testo, l’accesso casuale piuttosto che sequenziale, l’auto-giornalismo dei motori di ricerca, la liberazione dall’egemonia culturale dei mass media. Con queste ed altre argomentazioni noi che siamo in internet dagli anni ’90 ci siamo esaltati due decenni fa assistendo, più o meno consapevolmente, all’avvio della più radicale rivoluzione in ambito mediatico dal torchio di Gutenberg.

Cosa ha a che vedere la rete che oggi la NSA spia sistematicamente con quella dei primi giorni, degli utenti nazionali contati con una manciata di zeri, degli occhi strabuzzati davanti alla cronaca rosa di un paesino del Kentucky? In che modo la sua evoluzione ha agevolato l’operazione di spionaggio su più larga scala che mente umana ricordi?

Dal punto di vista fisico, la rete ha sempre avuto bisogno di "autostrade dell’informazione". Decentralizzata dal punto di vista logico, la rete divenuta mondiale è sempre stata e sempre più sarà centralizzata da quello fisico con una percentuale crescente di dati in transito per pochi backbone intercontinentali. Nel mentre la potenza di calcolo e la capacità di immagazzinamento sono cresciuti più velocemente della portata dei "tubi", rendendo possibile lo stoccaggio e l’analisi in tempo reale di enormi quantità di dati veicolati dai citati backbone.

Anche la decentralizzazione logica è un fatto del passato. La rete del ventunesimo secolo è quella di Google, un editore con l’80 e passa percento di share mondiale, e di Facebook, un social network in cui un quinto della popolazione mondiale (metà se escludiamo quei 2/3 di mondo che un computer a malapena sanno cosa sia) affida informazioni sensibili sulla propria vita sociale e privata.

È la rete degli smartphone, coi loro GPS e la loro capacità di profilarci anche in base a dati che fino a ieri mai ci saremmo sognati di condividere con altri che i nostri intimi. La rete dei pagamenti elettronici, del VoIP http://www.appuntidigitali.it/18305/con-prism-finisce-leta-dellinnocenza-di-internet/, della messaggistica istantanea su larga scala (altro che mIRC). È la rete che risponde in linguaggio naturale alle nostre domande, del cloud al posto dello storage locale, quella dei prossimi venturi dispositivi indossabili e magari della NSA che da domani vedrà coi nostri stessi occhi. La rete del tutto gratis e delle internet companies che vivono dei nostri dati personali.

A voler abbracciare le teorie del complotto, verrebbe da pensare che tutto ciò, a partire dalla "religione" del tutto gratis, sia un percorso la cui destinazione è l’abolizione del concetto stesso di privacy a fini economici e politici. Non mancano dichiarazioni inquietanti di CEO di prima grandezza del 2.0, la più sinteticamente angosciante rimanendo quella di Eric Schmidt: "se non hai nulla da nascondere non hai nulla da temere".

Un ufficiale di PS, l’incarnazione del mio diritto alla sicurezza, non si permetterebbe di parlarmi così davanti ad un avvocato. Un media tycoon dall’altra parte del mondo può farlo, parlando non a me ma a miliardi di individui, senza che nessuna istituzione lo inviti a rientrare nei ranghi.

Del resto la rete del 2013, quella intercettata e sorvegliata in pianta stabile dalla NSA, è ormai perfettamente rappresentata dalla frase di Schmidt (o la speculare teoria di Zuckerberg sulla fine della privacy). Dove la centralizzazione dei dati (big data in slang marchettaro) non arriva, arriva la centralizzazione fisica, che mette l’intercettazione alla portata di qualunque entità possa permettersi un supercomputer.

Fino a poco tempo fa noi snob tecnologici dicevamo: se uno condivide la sua vita sui social non può poi lamentarsi. Oggi sappiamo per certo che, per proteggere la nostra amata privacy, il nostro diritto costituzionalmente garantito alla privacy, rimangonotecniche degne del prontuario di Al Quaeda: TOR, darknet, crittografia avanzata, oscuramento di ogni codice che identifichi univocamente il proprio dispositivo, una rigorosa politica di data retention, uso attento e circostanziato dei dispositivi mobile.

Siamo a questo. Gli USA, a quel che s’intende, si sono avvantaggiati della propria "posizione dominante" su Internet, dal punto di vista dei cavi e delle internet companies ivi nate, foraggiate e cresciute. L’Europa, pur attiva su tematiche cruciali come la net neutrality, ha sorvolato ampiamente sulle problematiche derivanti dalla conformazione USA-centrica di internet ed oggi balbetta attendendo funamboliche spiegazioni dell’amministrazione USA. Proprio da quell’Obama che si presentava qualche anno fa come l’eroe di Internet, Nobel alle buone intenzioni, mister Hope.

Come cambierà la rete internet dopo il datagate? È facile che questa crisi porti uno stravolgimento della natura stessa della rete, dagli schemi di routing ad un maggior rigore sul trattamento dei dati da parte delle internet companies americane. Ciò che doveva essere transnazionale per eccellenza tornerà probabilmente a rispondere a rigide politiche nazionali.

Un passo inevitabile e in certo senso auspicabile – datagate è il culmine di una situazione già da tempo critica – ma che scrive a lettere cubitali la parola fine alla prima fase di internet. La rete che doveva unire popoli e linguaggi, superare le contrapposizioni del mondo fisico, la rete dei grandi ideali e delle utopie di digeratisempre più a corto di argomenti, è la rete che oggi si svela come null’altro che l’ennesimo scenario di confronto politico ed economico, un cyber-territorio da spiare, manipolare e presidiare con logiche nazionali, come da manuale di realpolitik.

"Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza" diceva Benjamin Franklin qualche secolo prima di Obama. Quanto questo stoni con le attuali rivelazioni è ormai sotto gli occhi di tutti, che vivano in uno stato che prende – almeno formalmente – dure posizioni nei confronti delle ingerenze USA o piuttosto in unostato-zerbino che si sgola a ribadire la fiducia nell’alleato-padrone per eccellenza.

Complottisti o meno, sarà difficile d’ora in avanti non sospettare chiunque ci canti le magnifiche sorti e progressive della rete e i suoi servizi e la sua gratuità congenita, di voler attrarci nei tubi e nei network del monitoraggio globale. E guardando indietro all’ingenuità con cui abbiamo aderito ai servizi gratuiti di multinazionali americane, sarà ancor più difficile non iniziare a chiedersi chi siano e cosa vogliano i clienti di quel prodotto da scaffale che, per un piatto di lenticchie, abbiamo acconsentito a diventare.