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Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -

dal 1764 voce illuminista a Milano.
sinossi viva

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11 maggio 2012

Condivisione e commento al quanto scriitto di Lamberto Maffei della Costituente della cultura. Le riflessioni di Kant sul comportamento dell'uomo e sulle sue possibili basi biologiche.


Non amiamo far da eco a testate giornalistiche per vari motivi, ma visto il suo articolo su Kant pubblicato e  che lei  è anche tanta speranza...  noi  poveretti, cittadini e basta,  per quanto riguarda "il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me" siamo passati dalla solita osteria per bere il solito Caffè, e abbiamo trovato  Michela che domandava: -non ho capito bene "il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me"? L'epitaffio di Kant. Conosco a grandi linee la sua filosofia ma non ho mai compreso appieno questa frase, che vuole dire??
Un tipo che frequenta da tempo il Bar ed era li anche lui per il “caffè”, con aria dotta le ha risposto: - Semplicemente il cielo stellato suscita in me reazioni di sgomento, di sradicamento e spaesatezza per via della sua maestosità e grandezza (Sublime matematico in questo caso). Ciò naturalmente mi porta a riflettere inevitabilmente sul mio essere, per contrasto, e sulla mia posizione. (In questo modo coniugando il giudizio estetico a quello teleologico o finalistico). 
"Il cielo stella sopra di me" riguarda perlappunto il senso della mia esistenza nel mondo. 
La legge morale è invece ciò che regola l'agire pratico e trova il suo fondamento in se stesso (ovvero nella pura ragione- la facoltà sintetica per eccellenza): ma (dice Kant) ciò che è causa ed effetto di se medesimo è anche fine. 
Unendo in questo maniera le due affermazioni ne risulta che entrambi gli aspetti rimandano ad una finalità: e questa è me stesso , la mia esistenza intesa in senso noumenico (la legge morale è possibile SOLO in quest'ambito, seppure come postulato o speranza).
Subito la Giuliana che sorseggiava un caffè ristretto, ha ribadito : - Non ti darò una risposta didattica, ma una sentita. Io ho sempre amato Kant. Nella sua -Critica della ragione pura- tu capisci che nella nostra ricerca di senso delle cose, di Dio, del significato ultimo ....arrivi fino ad un certo punto con la pura ragione,... poi c'è il salto nel buio. Arrivi davanti a un baratro, lì la ragione non può più aiutarti perchè ti trovi davanti allo sconosciuto, al mistero.
La scelta è tua. La ragione ti ha assistito fin lì..adesso entra in gioco qualcos'altro. Io lo chiamerei la Fede o no, una pura scelta intellettuale e logica......ma personale.
Nella critica alla ragion pratica da cui è tratto , se non sbaglio, l'epitaffio, tu hai un imperativo categorico, non la moralità che ti insegna quello che obbligatoriamente devi fare, anche lì esiste la libertà di scelta in fondo, ma esiste anche un imperativo interno, categorico , io lo penso collocato tipo programma soft..., (non sparatemi), che dovrebbe spingerci a scegliere non il meglio solo per il singolo io, ma anche il meglio per il molteplice io sociale. L'evoluzione o, semplicemente il mondo perfetto. In equilibrio tra il cosmo , l'infinito stellare sconosciuto e splendido e il mondo morale in analogia alla perfezione di questo .
Sopra e sotto , sotto e sopra, analoghi e perfetti.
L'uovo cosmico.
Ma vedi che anche questo è comunque un salto nel buio.
Mi pare evidente che Kant l'aveva fatto.
..e non è facile.-
L’amico Iebitas ha anche lui commentato :” ... Che la legge morale è innata nell'uomo, quanto meno la sua base formale "tratta gli altri come fossero fini e non strumenti".
Invece,  Maral l' ingenuo,  sorseggiando il caffè ha detto: -Entrambi hanno per Kant, lo stesso denominatore: l' assoluto. E quindi la stessa sacralità.-

La discussione poi è proseguita sulle varianti dell’universalità dei concetti secondo l’influenza della situazione e posizione contingente temporale e virtuale,  come se oggi ci si potesse virtualmente posizionare,   non sopra, oltre le stelle ma quasi.

Questo per dirle che condividiamo le sue espressioni, ma vorremmo rassicurala che per quanto riguarda l’invito da  lei fatto a coloro che dovrebbero saggiamente governarci  “alla semina che dovrebbe avvenire quando il terreno è più adatto e ricettivo ovvero  quando il cervello è più plastico”,  a nostro avviso, il suo è un altro urlo nel vuoto. 
Il potere a cui lei si riferisce  e la corruzione stessa documentata da più di 2000 e più anni di storia e così indaffarata  che nemmeno le urla di milioni di persone riescono a smuovere,  anche e perché l’ignoranza è più facile da governare,  così che  la crisi attuale è dovuta soprattutto alla passata e presente emarginazione dei pensanti quali pericolosi e fastidiosi elementi. 
La rassicuriamo, ormai l’emarginazione, forse in nome di una reciprocità,  si sta rovinando addosso a loro e a coloro che li sostengono, il dialogo si è interrotto nel nome di superstizioni imposte e delle violenze inaudite imposte per avidità. 
In Europa si discute di una scuola diversa, divertente, entusiasmante culturalmente affascinate con l’uso di nuove tecnologie e di una nuova concezione della cultura non più vista quale imposizione ma come fonte di formazione e raffronto dei pensieri si è capito che ci si può anche divertire pensando, ragionando e condividendo, basta guardare i nuovi social network per comprendere, elementare no? 
Certo il salto culturale è enorme ma qui chi ci governa blocca impedisce e non comprende ciò che è causa ed effetto di se medesimo è anche fine.
Qui c’è una stellata che fa “giorno”!
Sapere aude!