“Studio ergo Lavoro”   verrà presentata pubblicamente il  28 gennaio 2014, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nell'ambito del progetto “Education to Employment” (E2E), che McKinsey & Company ha condotto a livello internazionale.
Per approfondire l’analisi  potete collegarvi a questo sito :  http://www.mckinsey.com/features/education_to_employment 
Per noi appare evidente a confermare una malattia Italiana della raccomandazione  il dato che l’L’80% dei disoccupati under 30 in Italia utilizza la rete di amici, conoscenti e familiari per cercare lavoro, mentre solo circa un terzo sperimenta i canali istituzionali .  Differenza evidente con il resto delle nazioni che operano su di un mercato abbastanza libere e concorrenziale, quale esempio non unico è la Germania dove gli uffici pubblici di collocamento rappresentano il mezzo principale di ricerca in oltre l’80% dei casi). 
In Italia parenti e amici ( e ben sappiamo politici e chiesa) rimangono ancora i canali più efficaci per trovare occupazione (per il 23% dei laureati e il 43% dei diplomati), insieme all’invio diretto della propria candidatura ai potenziali datori di lavoro. Attraverso i canali pubblici (Centri per l’Impiego) passa solo l’1% delle assunzioni dei giovani italiani tra i 15 e i 29 anni!
Inutile ribadire il concetto di raccomandazione è più che mai evidente e questo provoca una diminuzione della qualità del lavoro che va solo ad alimentare un comparto conservatore che poco si adatta al momento di mercato internazionale il quale è in continua evoluzione. 
Inutile ribadire che vi sono comparti produttivi per i quali necessitano delle caratteristiche conservatrici basate sulla serie e affidabilità della azienda ma questo non deve compromettere settori aziendali che necessitano di una soddisfazione e apertura diversa, non più basata su raccomandazione ma sulla effettiva e provata capacità. 
Siamo stanchi di sentire che a parole si vuole risolvere il problema occupazionale  mentre nei fatti tutto in Italia fa comprendere il contrario. 
Viviamo in un paese dove la comunicazione  è troppo deviata da interessi economici legati alle sovvenzioni Statali e pertanto filtrati politicamente ad un scopo d’interesse o personale o politico. Necessita un cambiamento drastico nella comunicazione basata su analisi di marketing obbiettive e concrete anche se potranno portare alla scomparsa di posizioni politiche,  che apra verso una proiezione internazionale libera e obiettiva. 
La politica deve comprendere che come in natura la biodiversità è necessaria alla sopravvivenza delle specie, in politica la diversità è necessaria alla crescita intellettuale e alla sopravvivenza cognitiva dell’uomo.