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Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -

dal 1764 voce illuminista a Milano.
sinossi viva

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19 gennaio 2016

Equità e disugualianza sociale

Equità e disugualianza sociale

 Le disuguaglianze tra ricchi e poveri sono da sempre state presenti nello scorrere della vita nella umanità. Disuguaglianze che hanno avuto, oltre, alla naturale istintiva ragione di eccellere l'uno sull'altro, una educazione generalizzata gestita e motivata con la speranza del  miglioramento. della qualità della vita,  realizzabile solo da pochi e al discapito degli altri,  sfruttando la competizione istintiva di ogni singolo individuo primitivo.
Questo fu la chiave del successo per ottenere la "ragione" su sistemi filosofico-politici che facevano dall'egualitarismo, la loro ragione di esistenza, cercando di  ottenere l'uguaglianza più completa, fondata sull'equa distribuzione dei beni.

Nel mondo  le diseguaglianze si amplificano sempre più, raggiungendo in questi ultimi anni livelli record, "livelli senza precedenti da oltre un secolo", a riprova del significativo inviluppo che la società civile sta subendo.
La Ong britannica Oxfam https://www.oxfam.org/en che  è una confederazione internazionale di 17 organizzazioni operanti in circa 94 paesi in tutto il mondo che sta cercando di risolvere la povertà e ciò che considera l'ingiustizia in tutto il mondo denuncia,  che i 62 uomini più ricchi al mondo detengono un patrimonio equivalente a quello della metà più povera della popolazione globale.  
Le ricchezze di queste 62 persone sono cresciute del 44 per cento tra il 2010 e il 2015, arrivando a 1.760 miliardi di dollari.  Pertanto l'1% della popolazione è più ricco del resto del mondo.
In  Italia l'1% più ricco è in possesso del 23,4% della ricchezza nazionale netta, una quota che in valori assoluti è pari a 39 volte la ricchezza del 20% dei più poveri dei nostri connazionali.
L'aumento della ricchezza non si è distribuito in modo equo: oltre la metà è andata al 10 per cento più ricco degli italiani.
L'iniquità di queste ricchezze sono politicamente giustificate e difese con più ragioni che non sempre sono condivisibili ed esatte. In Italia le ragioni della ricchezza sono sostenute da un Potere di origine Demo Cristiana supportata dal Clero che risulta anche essere il maggior indiretto beneficiario.
Questa situazione porta sempre più ad un confinamento dei ceti medi e poveri verso qualità di vita sgradevole e poco dignitosa adatta al coinvolgimento fanatico religioso e alla sottomissione in nome del "proprio Dio".
Chi ci governa, o influenza il sistema come, sindacati, associazioni varie ed lobby influenti, agisce pur ben sapendo che all'irrompere della povertà e della iniquità sociale potrebbe favorire una reazione individualmente così dolorosa da creare ribellioni, suicidi, malessere, abuso di alcolici e droghe tutte forme di sottomissione completa.  La gestione di questi disagi viene affidata da secoli ad un tranquillante immateriale ben collaudato, quello della speranza vero una illusorio favolistico futuro. Uno stato di torpore, la così detta notte, il far credere a favole gratuite che a tutta la specie umana piacciono moltissimo.
Un altra causa dell'inviluppo sociale la indichiamo nei Sindacati che hanno dimenticato quello che sarebbe dovuto essere la loro motivazione nel miglioramento della qualità di vita di chi lavora. 
Hanno  considerando in senso generale l'equità tra i lavoratori, dimenticando di comparare la qualità di vita con gli stipendi nei vari contesti. 
Ora ci ritroviamo con costi della vita locali esageratamente alti con retribuzioni e pensioni da lavoro  bilanciate a livello nazionale verso il basso e non comparate all'economia locale, così evidentemente inique. 
Inoltre, i Sindacati per ragioni “nazionaliste” hanno evitato di comparare  i diversi settori economici con altre nazioni potenzialmente concorrenziali. 
Una politica sindacale  ha supportato sempre i governi Italiani e così  ha favorito la strategia di riduzione degli stipendi per mantenere la concorrenzialità, penalizzando la qualità della vita e punendo così chi attivamente formava benessere.
Una strategia che fa i conti con produzioni concorrenziali di scala, con costi del lavoro inferiori, spostando la competizione sulla qualità di vita di chi lavora. 
E’ illogico voler fingere di dimenticare come altri contesi economici europei hanno considerato le varie leve sociali e non hanno penalizzato solo chi lavora offrendogli ancora una qualità di vita migliore che in Italia.
Resta squallido ancor oggi veder negare dal sistema politico Italiano la  immutata strategia che ha basato e fonda la propria tranquillità su in sistema che favorisce la ricchezza  di pochi i quali dovrebbero investire i propri capitali  nella produzione nazionale  e così si dare lavoro, assicurati dal loro ammortizzatore sociale finale ben strutturato da secoli, basato sull'intervento del ricco e potente Clero.   
L'Italia ha un sistema economico ormai letto nella sua struttura,  un sistema che è disponibile ad essere usato secondo richiesta facendo salvi i privilegi dei pochi sui molti. Un paese che ha ormai perso la propria democrazia e che pur essendo allo sbando cerca di vendere quella intuizione dell’antica Roma, nel dare il potere solo ad alcuni per i quali il popolo deve sorridere perché se piange fa male al "Re e al Cardinale"  Ottimisti e pieni di speranze se non si vuol far male all'Italia ma quale Italia e di chi?

L' Italia o viene “comperata nel suo insieme” oppure crea disordine nel contesto internazionale,  inserendo nel nome del buonismo assoluto, ingiustizia su ingiustizia.
Tucidide.